giovedì 23 novembre 2017

UE: tutti i Paesi dell’Unione europea introducano sistemi di reddito minimo garantito!

Come ormai sanno pure le pietre, l’Italia è l’unico paese europeo - insieme alla Grecia - a non prevedere alcuna forma di tutela universale in caso di disoccupazione o di transizione lavorativa. Nulla. Zero. 
Chi perde il lavoro riceve qualche briciola e poi è abbandonato a se stesso, dove se non ha santi in paradiso (o il classico calcio in culo) finisce a incrementare le schiere di precari e di scoraggiati, visto che in Italia il lavoro c’è solo per i soliti noti. Solo pochi mesi fa da parte progressista (PD e compagnia) veniva sostenuto a gran voce che eventuali forme di sostegno a chi perde il lavoro siano solo ‘assistenzialismo’ ed ‘elemosina di Stato’. Gli stessi progressisti però non si fanno scrupoli a erogare miliardi ogni anno per i finti profughi, mentre per gli italiani non privilegiati i soldi non ci sono mai. Anche il recente Sostegno all’inclusione attiva/Reddito di inclusione (basato sull’Isee recentemente modificato per rendere più difficile l’inclusione degli italiani indigenti) è una pagliacciata che, tutti lo sanno, finirà quasi completamente nelle tasche degli immigrati. Un gravissima forma di discriminazione sociale!


Di recente però il Parlamento Ue in una risoluzione non legislativa ha chiesto che tutti i Paesi dell’Unione europea introducano sistemi di reddito minimo garantito (nel mentre lo stesso Parlamento europeo ha definito le misure presenti in Italia –SIA/RIA- ‘insoddisfacenti’) e un accesso più semplice ai servizi (l’esatto opposto di quanto si fa in Italia, dove tutto è sempre di una complessità assurda, forse proprio per scoraggiare le persone). Con tale approvazione il Parlamento europeo intende fare pressione sulla Commissione Europea affinché affronti l’argomento. Strasburgo in questo modo ha proposto ai Paesi membri di fissare una cifra minima di reddito, basandosi sulla soglia del rischio di povertà e su altri indicatori Eurostat.  Reddito minimo garantito che è una forma di sostegno alle persone in difficoltà economica, da non confondere con il reddito di cittadinanza universale disposto a prescindere dalla condizione economica del singolo. 
Sarà divertente adesso vedere come tutti i partiti/movimenti europeisti, dal PD/progressisti a Forza Italia a tutti quelli che non chiedono l’uscita immediata dalla UE, gestiranno la cosa. Perché è troppo facile imporre le cose urlando ‘ce lo chiede l’Europa’ e fare gli europeisti solo quando fa comodo…


martedì 21 novembre 2017

A cosa serve l'immigrazione...


Non finiremo mai di ripeterlo: L'IMMIGRAZIONE E' UN FENOMENO PADRONALE! L'immigrazione serve solo a imprenditori e affini per RIDURRE GLI STIPENDI e, ovviamente, i DIRITTI degli autoctoni. Finchè ci si ostinerà a non comprendere questa banale verità, sarà impossibile affrontare adeguatamente il problema.


Da "Libero", 20 luglio 2000



martedì 7 novembre 2017

Giustizia Sociale, Italia ultima in classifica in Europa!


Povertà, disoccupazione, precarietà, esclusione sociale, scarsi investimenti in istruzione, salute, lavoro ritraggono un'Europa che pensando quasi esclusivamente alla stabilità economica si sta dimenticando della giustizia sociale. Tre anni fa, nel 2014, uno studio del think tank tedesco Bertelsmann Stiftung sulla situazione sociale in Ue presentava dati particolarmente preoccupanti, specie quelli riguardanti la nostra nazione. l'Italia in fatto di assicurare un welfare giusto, eque opportunità di vita, di formazione, di lavoro, arrivava solo al ventitreesimo posto sui ventotto paesi, pari alla Lettonia e sotto la media europea.

Oggi le cose non sono per nulla migliorate. Lo squilibrio tra i paesi del Nord e quelli del Sud è sempre più evidente nel nostro continente: mentre la Svezia, la Finlandia, la Danimarca e l'Olanda registrano ancora un alto livello di inclusione sociale, nei paesi più colpiti dalla crisi come Grecia e Italia l'ingiustizia sociale in questi anni è fortemente aumentata e non ci sono segni di possibili miglioramenti. Dilagano disoccupazione cronica e precarietà, il welfare è assolutamente inadeguato a rispondere alle esigenze di un paese che non è più quello degli anni ’70 o ’80, ma somiglia sempre più ad una sorta di ‘repubblica delle banane’, dove è presente un’economia totalmente basata sull’export (senza nessuna attenzione al mercato interno) e dove domina una corsa senza freni al ribasso continuo del costo del lavoro, che si traduce in uno svilimento senza fine dei lavoratori e delle condizioni di lavoro.

Serve un cambio di paradigma: passare dalle esigenze di imprese e imprenditori a quelle di lavoratori e cittadini. Dal neoliberismo capitalista alla Giustizia Sociale! Giustizia sociale che non ha nulla a che fare con l’elemosina una tantum, come piace a certi reazionari. Altrimenti le cose continueranno solo a peggiorare…